Ultima modifica: 5 Aprile 2018

diSTANZE – MUCH ADO FOR SHAKESPEARE

 

Scuola Borgese: come portare in scena 350 ragazzi, altrimenti detti…un’ INTERA SCUOLA

Un’avventura, una pazzia, un azzardo. Non è mai successo che una scuola secondaria di primo grado mettesse in scena in uno spazio così inconsueto e affascinante come l’Ala Nuova del Museo di Rimini, una rappresentazione teatrale portando in scena contemporaneamente 350 ragazzi.

E’ quello che si è inventata la Scuola Borgese dell’I.C. XX Settembre di Rimini, diretti dalla prof.ssa Armida Loffredo, esperta teatrale, insieme ai colleghi del plesso.

15 classi complete che lavorano in contemporanea nel progetto di laboratorio teatrale più folle che lei stessa abbia mai realizzato.
Tanta formazione fisica e vocale, ruolo chiave alla musica, le lingue straniere sempre presenti e soprattutto un occhio sempre aperto su quanto accade attorno a noi.

E in un momento in cui la scuola e le famiglie faticano a trovare punti di incontro, ecco un tentativo di risposta. 

Un laboratorio che è parso più un cantiere, brainstorming continuo, condivisione di idee, preoccupazioni, sogni, rabbia. Un copione scritto pensando ad una girandola di esigenze. In primis il potenziamento della lingua inglese, che alle medie significa aumentare la confidenza con la lingua stessa, toglierla dalla pericolosa equazione “grammatica + regole = noia”, far conoscere il sommo esponente della letteratura inglese e bardo delle terre e dei mari di tutto il mondo: SHAKESPEARE….

Il resto è stato divertimento, fatica, difficoltà a riconoscersi nel senso di responsabilità, che poi significa diventare grandi e alle medie è proprio un qualcosa su cui ci si sbatte il muso continuamente.

E il risultato è, e sarà (perché ancora dobbiamo vedere il frutto di questo anno un po’ folle) uno spettacolo che vedrà tutti i ragazzi di tutte le classi della scuola (con qualsiasi tipo di esigenza e/o difficoltà, dalla fatica ad esprimersi in italiano, alle problematiche di memoria, di contenimento della rabbia, delle emozioni, sino all’impossibilità di muoversi sulle proprie gambe) impegnati contemporaneamente.

I ragazzi hanno sempre provato a classi separate, perché la scuola è piccola (non ha nemmeno una palestra, ma i professori sono in gamba e corrono continuamente tra piscine, palestre comunali, addirittura le terze sono state portate a sciare nonostante le difficoltà economiche: nella scuola chi si arrende è perduto!), ma il Comune ha messo a disposizione uno spazio fantastico, che farà sentire loro l’ebbrezza delle performance contemporanee più affascinanti (almeno per la location!) e dopo Pasqua, prima appunto della famigerata kermesse Invalsi, saranno tutti assieme lì, a provare e infine a mettere in scena il loro lavoro.

I genitori hanno preparato oggetti di scena, aiutato i loro figli ad inventarsi i costumi sui suggerimenti della regista, affiancheranno gli insegnanti per allestire lo spazio, saranno accanto ai loro ragazzi per truccarli, pettinarli, daranno vita ad un catering scolastico, saranno cameramen e supporto morale quando la “strizza” da palco diventerà incontenibile.

Il testo parla di un gruppo di ragazzi che hanno perso i loro genitori. Non sanno perché, non sanno che fine abbiano fatto. Sanno solo di essere soli, da anni, e sono stanchi di questa situazione. Decideranno di partire alla ricerca di questi adulti perduti, e il loro viaggio li porterà in un luogo strano, che non si sa cosa sia: un ospedale psichiatrico? Un buco nero? Una porta spazio/tempo? Un mondo parallelo e incantato? Sta di fatto che lì troveranno 6 stanze, una dedicata a “Romeo e Giulietta”, una ad “Otello”, una a “Il sogno di una notte di mezza estate”, e poi “Amleto”, “Tito Andronico” e infine “Macbeth”. In ogni stanza incontreranno degli adulti, potenziali loro genitori, ma ad ogni incontro rimarranno sempre più delusi, perché questi grandi sono sciocchi, vanesi, pieni di rabbia, o persi davanti a schermi che li ipnotizzano. Sono violenti, prepotenti, vacui. Che fare? Continuare imperterriti in questa ricerca, o arrendersi e preferire piuttosto continuare a crescere da soli?

Le parole di Shakespeare si intrecciano a versi di Ginsberg, a testi dei Massimo Volume, a componimenti poetici scritti dagli stessi ragazzi, e ancora Tears for Fears, Queen, Depeche Mode, Rihanna, Massimo Recalcati…

Un copione che si può leggere in mille modi, ma soprattutto si può recitare divertendosi tanto. Quasi come crescere.

Rimini, Ala Nuova del Museo Civico, via Tonini 1

Sabato 7 Aprile, ore 9,30; 12,00; 15,30

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