Un video carico di…

Le favole non dicono ai bambini
che i draghi esistono.
Perché i bambini lo sanno già.
Le favole dicono ai bambini
che i draghi possono
essere sconfitti.
GK Chesterton

UN VIDEO CARICO DI… L come LIBRI A… come AMORE S come… SPERANZA

di Federica Melucci

Questo piccolo e semplice video ci permette di riflettere su più argomenti, apre infatti a un’analisi molteplice su quello che il pedagogista Franco Lorenzoni ama definire il TEMPO DI NON SCUOLA.
La successione di immagini e di fotogrammi, fa pensare ai vagoni di un treno, un treno in corsa che viaggia e attraversa tanti paesaggi.

Il primo è quello del mondo dei libri e degli albi illustrati che vengono trasformati come in un gioco.
Il libro è infatti uno strumento e un mezzo molto amato dalle insegnanti per il loro fare scuola e “normalmente” ai bambini vengono letti ogni giorno più testi, si tratta quindi di un oggetto e di un codice che loro conoscono e amano.
Il richiamo all’utilità e all’importanza della lettura ad alta voce è molto forte, come lo è la convinzione che i libri possono, in questo momento particolare ancora di più, aiutare i bambini a trovare le parole, parole che ancora non hanno, ma che crescendo con i libri, avranno, determinando così, lo sviluppo del pensiero.
Il messaggio che si vuole trasmettere è forte e chiaro: “leggete, leggete tante storie ai vostri bambini, li renderete più forti!”

Il secondo paesaggio è quello dell’attesa che è strettamente legata all’assenza. L’attesa incerta del cosa succederà, del cosa sarà di noi e della scuola.
Si aspetta, si attende perché c’è una mancanza: l’assenza di un quotidiano “pieno”, pieno di giochi con gli amici e di corse all’aria aperta, di abbracci e di risate ossia c’è la mancanza del loro diritto di crescere in libertà.
Questo paesaggio nasconde delle insidie.
Chi risponde alle tante domande che i bambini hanno nella testa, ma che spesso non sanno esprimere a parole?
Il pensiero dei bambini in questa fase evolutiva è permeato di quella “magia” che permette loro di evadere, di uscire dal qui e ora, li aiuta perciò a trovare soluzioni che però a lungo andare si potrebbero rivelare frustranti, poiché non si realizzano mai e perché non sempre gli adulti, vista la difficoltà del caso, hanno risposte e approcci adeguati.
Un altro pericolo strettamente correlato con il primo è quello di sottovalutare che a livello emotivo i bambini di questa fascia di età sono i più fragili, perché maggiori sono i loro bisogni e minori i loro strumenti di autonomia e di azione.

I bambini dai 3 ai 6 anni sono quelli di cui si parla meno sui social poiché appartengono a una fascia che non rientra nell’età dell’obbligo scolastico e quindi sembrano estranei a tutti i problemi correlati.
Dietro, in realtà, si nasconde un’idea semplicistica dell’età dell’infanzia che sottostima le possibili o eventuali cicatrici o traumi e gli stati d’animo di ansia generati dalla paura e dalla situazione di isolamento sociale.
Le famiglie invece lo sanno, lo intuiscono, ma a loro volta devono risolvere quotidianamente tanti problemi, rischiando così di non riuscire e di non avere gli strumenti per affrontare questa ulteriore emergenza.

Il terzo paesaggio è quello di un forte messaggio di affetto e di cura, una carezza da parte delle maestre che nel video si mettono in una posizione di ascolto e di sincerità, non dicono che tutto è perfetto, non nascondono la verità, ma ricordano ai bambini che la SPERANZA è più forte.
E’ un dialogo fra noi e loro, una relazione che nonostante la lontananza non si interrompe.

Il quarto e ultimo paesaggio è quello di un team di docenti, un gruppo forte e ben motivato che nonostante lo “scossone” sta cercando di ri-pensare al cosa sia oggi la scuola dell’infanzia e insieme agisce per il bene della propria scuola e dei propri alunni.

Un piccolo filmato, un piccola “invenzione fantastica” avrebbe detto Munari, che cerca di dare voce ai sentimenti e alle emozioni dei bimbi più piccoli, che non ha la pretesa di dare risposte, ma le solleva e chiede agli utenti adulti una riflessione.
Al suo interno c’è un profondo rispetto per l’Infanzia e la sua complessità, per la fiaba, la narrativa e per tutta la letteratura dedicata ai bambini che permette loro di dare respiro all’immaginazione, per il gioco come espressione naturale del talento e della creatività, per i diritti naturali dei bambini e delle bambine e per il loro bisogno di libertà, per l’importanza della relazione educativa come strumento affettivo e sociale di crescita.

Allora Buon viaggio…ops Buona visione e riflessione!

https://www.youtube.com/watch?v=kWKqMr99kkg