di Silvia Buresta
La lettura è un comportamento. E come tale va insegnato, coltivato giorno per giorno finché non diventa un’abitudine quotidiana.”
Daniel Pennac
Lo scenario generale
Pennac sostiene che non esistono trucchi per invogliare i bambini a leggere, ma che è necessario promuovere e diffondere l’educazione alla lettura. Il primo dei suoi consigli è “dare l’esempio”. Sappiamo tutti quanto sia importante lo stimolo ambientale e familiare nel fare di un bambino un lettore. La presenza di una ricca biblioteca domestica e l’abitudine a leggere di genitori e nonni stimola certamente la curiosità dei bambini verso quei particolari oggetti chiamati libri che spesso vengono loro regalati e, come insegnanti, non possiamo che notare come la fluidità e l’espressività della lettura nei primi anni della scuola primaria sia direttamente influenzata dalle abitudini familiari e che i bambini che crescono in case con molti libri sviluppano migliori conoscenze a prescindere dal background sociale di provenienza.
Per costruire una cultura della lettura dovrebbero quindi essere disponibili e visibili nelle case diversi materiali di lettura: non solo libri, ma anche fumetti, giornali e tutte le fonti utili ad attirare i nuovi lettori.
Ma se quello appena descritto rappresenta un mondo ideale, sappiamo che la realtà assume connotazioni molto diverse e osservandola bene si nota uno scenario che allontana sempre di più il bambino dai libri spingendolo verso altri passatempi più legati alla tecnologia.
Negli anni 80 ci si lamentava della sovraesposizione dei bambini alla televisione e negli anni 90 all’eccessivo tempo speso con i videogiochi o al pc, ma con lo sviluppo della telefonia fino alla sua trasformazione nell’ insostituibile smartphone, dove tutto è possibile e accessibile nell’immediatezza di un click, si è raggiunto un cambiamento nelle abitudini personali e di intere famiglie. Oggi l’oggetto che tutti hanno sempre nelle mani è lo smartphone: non solo telefonate, ma dai messaggi, alle fotografie e alla ricerca in rete, dal navigatore agli acquisti e ai pagamenti, tutta la nostra giornata è dominata da lui.
Fra le altre conseguenze, la diminuzione del tempo libero dedicato alla lettura e all’acquisto dei libri. Pochi sono i bambini che frequentano le biblioteche con la famiglia, molti quelli che giocano con il telefono di mamma e papà, troppi quelli che ricevono uno smartphone in regalo già negli anni della scuola primaria e che finiscono perfino per iscriversi ai social e a fruire di giochi non adatti alla loro età. Conosciamo le conseguenze sulle capacità di attenzione e concentrazione, ma anche sulla capacità di contattare le proprie emozioni e di relazionarsi in modo sano ed empatico con i pari e adulti.
E i libri dove sono finiti?
I libri sembrano non essere più competitivi rispetto a passatempi sopra elencati, richiedono troppa attenzione, presenza e tempo.
A questo punto la scuola assume un ruolo fondamentale perché è in grado di fornire una grande varietà di materiali di lettura per attirare bambini e ragazzi di tutte le età e attraverso le sue biblioteche e la dedizione degli insegnanti può motivare gli alunni con le letture a loro adatte. A scuola i libri ci sono e il servizio di prestito ha proprio la finalità di renderli fruibili a tutti, diventando in alcuni casi l’unica forma di contatto con essi. Tramite il servizio di prestito inoltre, la lettura si svincola dal suo legame con il dovere aprendo varchi verso la sperimentazione del piacere di leggere.
Lo stato attuale
Il 2020 però ha complicato le cose. L’interruzione delle attività didattiche prima e le necessarie limitazioni che ne hanno consentito la ripresa in sicurezza poi, hanno avuto come conseguenza anche la perdita del prestito librario, inizialmente considerato pericoloso data la “promiscuità” legata al contatto con la carta.
La necessità di ricorrere alla didattica a distanza ha sempre più legittimato l’utilizzo di smartphone e pc da parte dei bambini e ridotto ulteriormente le attività sui libri cartacei.
Il distanziamento rischia inoltre, di allontanare ancora di più i bambini dallo sviluppo e consolidamento di relazioni sane e di avvicinarli sempre di più allo svago digitale, limitandone notevolmente capacità immaginative, creative e comunicative legate all’impoverimento del linguaggio.
L’allenamento alla lettura tramite il sussidiario è visto come compito e nell’immaginario assume le caratteristiche di “dovere” più che di “piacere” e la lettura dell’insegnante pur essendo un momento significativo e apprezzato e preziosa scintilla verso il desiderio di avvicinarsi al libro, se slegato dal prestito non è sufficiente a fare innamorare i bambini.
Perché ciò avvenga devono sperimentare il contatto con il libro, non solo visivo, devono “frequentarlo” toccarlo, “annusarlo”, scoprirne varietà e tipologie. Devono sapere che possono scegliere fra tante possibilità, che ci sono libri adatti a loro, che possono leggerli o solo sfogliarli, che possono essere i protagonisti di un momento personale e privato ed essere padroni del tempo che decidono di dedicargli. Abituandosi al contatto ogni bambino può con i suoi tempi, giungere a scoprire le infinite sfumature di piacere legate alla lettura di un libro, inizia a conoscere i suoi gusti personali e ha la possibilità di contattare emozioni profonde e desideri che non sapeva di avere fino a quel momento. Tutto questo può rendere la lettura estremamente competitiva rispetto allo svago digitale che domina la vita odierna e alimenta la speranza per un futuro fatto di adulti presenti e consapevoli.
Come attivare il prestito librario nel rispetto delle norme Covid
In seguito alla partecipazione al corso ”Albi a scuola”, al confronto con le relatrici, tra cui una bibliotecaria e con insegnanti di altre scuole primarie che hanno condiviso in quella sede buone pratiche legate alle loro realtà, è emersa la possibilità di ripristinare il prestito stabilendo e rispettando il seguente protocollo di sicurezza.
- Al fine di evitare assembramenti e non potendo accedere all’aula biblioteca con gli alunni, l’insegnante interessata all’attività di prestito librario si procura un numero di libri pari almeno al doppio del numero dei suoi bambini, li registra sull’apposita scheda messa a disposizione in biblioteca e li ripone con cura in un luogo ad essi dedicato nell’aula, costituendo una piccola biblioteca di classe.
- Stabilisce un giorno fisso dedicato al prestito con cadenza settimanale.
- Nel giorno dedicato, dispone i libri in uno spazio adeguato per renderli sufficientemente visibili dai bambini, che saranno chiamati uno o due alla volta per la scelta.
- I bambini chiamati dovranno indossare correttamente la mascherina, disinfettare le mani prima di toccare i libri e tornare al proprio banco subito dopo la registrazione, riponendo il libro nello zaino.
- La settimana successiva l’insegnante ritirerà i libri restituiti mettendo a disposizione dei bambini una scatola dedicata alla quarantena. Ogni bambino vi riporrà il suo libro e dopo avere disinfettato le mani sceglierà il nuovo. Una volta riempita, l’insegnante la sistemerà in una zona della classe di difficile accesso ai bambini. I libri in essa contenuti torneranno disponibili al prestito solo al termine della settimana di quarantena.
- Al fine di mantenere massimo equilibrio e rispetto dei tempi di quarantena, i libri terminati prima del successivo turno di prestito non potranno essere restituiti in un giorno diverso. I libri non terminati potranno essere tenuti fino al turno successivo.
Si allega una scheda di registrazione dei libri presi in prestito dalle docenti da inserire in un apposito registro della biblioteca della scuola che potrà essere agevolmente adattata anche al prestito interno di ogni classe.