di Roberta Lombardi
In quinta primaria si studia il sistema solare.
Stavo per affrontare l’argomento con la mia classe, la 5B di Boschetti Alberti, quando la scuola è stata chiusa per l’emergenza sanitaria.
Mentre studiavamo a distanza il sole e i pianeti, mi è venuta l’idea di coinvolgere i miei alunni in un progetto interdisciplinare di scienze, italiano, musica e tecnologia: produrre il “Rap dei pianeti”. Confidavo sul fatto che ormai, con gli smartphone e i tablet, è possibile per tutti registrare audio e video anche di buona qualità.
Prima di tutto abbiamo scelto la base.
I bambini hanno cercato su Youtube e hanno proposto alcune possibili basi rap.
I miei alunni usano moltissimo YouTube per ascoltare la musica e hanno trovato facilmente alcune tracce free.
Il passo successivo è stato quello di inserire le basi nella piattaforma Moodle, che utilizziamo per la Didattica a Distanza, in modo che tutti potessero ascoltarle e votarle con un Modulo Google.
La base “vincente” è stata il Freestyle Rap Instrumental Beat di Mixla, che in effetti ha qualcosa di “spaziale”.
A questo punto i bambini hanno cominciato a scrivere le rime in un testo condiviso, sempre sulla nostra piattaforma Moodle. Hanno potuto scegliere liberamente il pianeta su cui rimare, ispirandosi, per i contenuti, alle ricerche che avevano fatto in scienze.
Alcuni sono riusciti a rispettare la metrica, adattando le frasi al ritmo della musica, altri hanno avuto delle belle idee, ma non hanno centrato l’obiettivo.
Questo è dovuto al fatto che i bambini hanno lavorato da soli, se fossimo stati a scuola avremmo costruito insieme il testo e lo avremmo fatto ascoltando la musica.
Comunque, rielaborando le loro idee e tenendo le parti che erano a posto, sono riuscita a ricavare un testo abbastanza carino. In modo particolare mi piacciono le ultime strofe, che non c’entrano con i pianeti, ma che le autrici Bea e Camilla hanno voluto inserire.
Ho assegnato le parti in modo equo e in modo che quasi tutti gli autori cantassero le parti che avevano scritto.
Ho preparato un file mp3 in cui cantavo il rap sulla base scelta, in modo che i miei alunni avessero un esempio su cui provare.
Poi i bambini hanno cominciato a inviarmi le loro voci registrate su Whatsapp o Skype, senza il sottofondo musicale.
Questo metodo “a distanza” ha ovviamente grossi limiti, perchè si avverte molto bene la diversa qualità dei vari pezzettini. Però ho molto apprezzato la “diversità”, cioè il fatto che ognuno abbia interpretato in modo originale la sua parte.
Ho convertito i vari vocali dei bambini in file mp3 e li ho montati sulla base con Audacity: alcuni si adattavano perfettamente alla traccia musicale, su altri sono intervenuta accelerando il tempo o facendo qualche piccolissimo taglio, altri li ho fatti ricantare anche due o tre volte.
Alla fine è venuto un rap casalingo ma simpatico.
L’elemento “sorpresa” è stato notevole, perchè mentre a scuola si costruisce insieme, in questo caso nessuno aveva ascoltato i pezzi degli altri.
Quando ho condiviso il file mp3 finale i bambini lo hanno accolto con curiosità ed entusiasmo.
Dato che l’obiettivo era quello di pubblicare il rap sul canale YouTube della scuola, ho pensato di fare un vero e proprio video.
Ho preso dei pezzettini di documentari bellissimi del National Geographic sui pianeti e ho montato un collage, in modo che si adattasse alla musica.
Ho utilizzato un video fatto alla classe durante un progetto di motoria di qualche anno fa, per rappresentare la vita sulla Terra.
Poi ho chiesto al nostro ballerino di hip hop Marco di girare un video di alcuni secondi per concludere la clip.
Per mascherare i volti dei bambini ho usato dei filtri, perchè dobbiamo sempre rispettare l’identità digitale dei minori.
Finalmente, dopo più di un mese di lavoro, siamo arrivati al risultato finale, che ci piace molto.
Se ci avessimo lavorato insieme a scuola, probabilmente la qualità audio sarebbe stata migliore e avremmo condiviso maggiormente la costruzione del testo e del video.
Tuttavia questo tipo di attività interdisciplinari ha la capacità di coinvolgere i bambini anche a distanza e di risvegliare il loro interesse, cosa che non sempre riesce bene nella DaD.