“Avevo dato ai miei dipinti dei titoli molto poetici perché così avevo deciso e perché tutto ciò che mi restava allora al mondo era la poesia” Joan Mirò.
“Ho dietro di me millenni di silenzi, di tentativi di poesia, di pani delle feste, di fili di telaio.” Maria Lai
Il progetto e poi l’esperienza nascono dall’amara consapevolezza che le nostre scuole per essere luoghi sicuri e protetti siano anche diventate delle “roccaforti” chiuse e inaccessibili, se non dagli addetti al lavoro e dai bambini.
Eppure la scuola per sua natura è uno spazio di relazioni, di vita e fili, a volte reti, che s’intrecciano… proprio per questo motivo e per non allontanarci dalla nostra identità abbiamo voluto e vogliamo adoperarci perché la scuola rappresenti un LUOGO di incontri, di scambi e di cultura, inserita attivamente nel tessuto urbano.
I nostri arazzi parleranno e comunicheranno per noi, un dialogo aperto che userà il codice delle immagini, dell’immediatezza del colore, di piccole parole di bambino, della semplicità di una sorpresa, di un qualcosa di inaspettato che speriamo possa incuriosire e far alzare lo sguardo dei passanti e degli abitanti del quartiere.
Gli artisti che abbiamo scelto come Maestri sono Maria Lai e Joan Mirò perché l’esempio rappresenta la miglior forma di didattica capace cioè di dare i migliori risultati.
Nel mese di gennaio, come Maria Lai, abbiamo cucito con ago e lana per raccontare l’inverno con delicatezza e poesia e infatti i nostri arazzi sono legati insieme da un filo perché se è vero che siamo chiusi nelle nostre aule “bolla” è pur vero che siamo un’unica scuola, un’unica comunità.
Abbiamo dipinto cieli stellati perché come Mirò cerchiamo di superare un presente brutto e minaccioso attraverso la bellezza e il sogno di un domani migliore. Occhi grandi pieni di meraviglia che se adesso sono increduli e stanchi hanno però ancora la forza di guardare alla bellezza come salvifica.
“Un arazzo per la città” s’inserisce dentro al Progetto didattico sul Diritto Naturale all’uso delle mani legato alla Pedagogia di Gianfranco Zavalloni e in maniera trasversale a un lavoro attento sull’educazione civica e sulla poesia all’interno della nostra Bacheca di Poesia per chi passa per via.
L’arazzo rappresenta una forma tangibile di documentazione del percorso e del lavoro svolto dai bambini e dalle docenti nel contesto scuola.
Documentare quindi per testimoniare una buona prassi, ma anche per “contagiare” e per rendere onore all’impegno che le mani dei bambini hanno messo in quei piccoli e preziosi artefatti.
Le mani amano la libertà ed è proprio attraverso la sperimentazione e l’incontro significativo con diversi materiali che permettono al pensiero di cresce così come la consapevolezza delle proprie capacità da parte dei bambini. Un lavoro importante, quotidiano a cui noi, insieme, ci dedichiamo con cura.
Documentare per esplicitare che la scuola anche in emergenza c’è e riesce a indagare la realtà riempendola di significati e ed esperienze significative. Documentare per dialogare con le famiglie e renderle partecipi e felici dello stare a scuola dei bambini.
Una fusione di intenti ed esperienze caratterizza questo progetto perché citando il Maestro Zavalloni “la scuola è un’avventura da vivere insieme”.